Da sempre la materia condominiale, data la sua fisiologica varietà e complessità, ha generato conflitti e dibattiti tra tutti gli addetti ai lavori (condòmini compresi), i quali continuano a tutt'oggi ad interrogarsi – non raramente cadendo in errore – sui confini della liceità delle condotte da tenere all'interno delle mura domestiche, ove inserite nella peculiare comproprietà del condominio.

A tale stato di incertezza, peraltro, ha contribuito anche lo stesso Legislatore, intervenendo con normative non sempre chiare in un comparto legislativo più delicato rispetto ad altri, attesa la diretta incidenza sulla vita quotidiana degli interessati.

Non ultima, la recente novella legislativa (cfr. legge 11 dicembre 2012, n. 220), pur nonostante il merito di aver garantito quell'intervento di revisione della materia che era atteso da oltre 70 anni, non ha avuto – secondo la condivisibile opinione della maggioranza degli interpreti – l'audacia di ridefinire in modo netto e soprattutto chiaro l'impalcatura del settore, anzi riformulando le norme del codice civile in modo a tratti caotico, e dunque alimentando il panorama di incertezze applicative.

Tra i pregi della suddetta riforma, certamente deve menzionarsi l'istituzione del cd. Revisore Condominiale. Tale nuova figura è prevista dall'art. 1130-bis c.c., introdotto per disciplinare in maniera specifica e chiara la contabilità condominiale, le varie procedure, nonché tutti i rapporti tra i partecipanti al condominio, colmando una lacuna legislativa in materia, tendendo alla tutela dei condòmini in termini sia di trasparenza e correttezza nei già citati ambiti, sia di maggiore coinvolgimento nella vita  condominiale da parte dei condòmini stessi.